Ping pong: finale di partita

Massimo Giannini nella sua rubrica RadaR nel sito di La Repubblica

assimila le schermaglie tra PD e MDP al gioco di una pallina in una partita a ping-pong. Il gioco della pallina sembra non finire mai, ma, comunque finisca gioco, set o partita, entrambi i giocatori perderanno il torneo. Continua a leggere

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Cuochi e ricette (senza commensali)

   Il prevedibile e previsto risultato delle elezioni siciliane ha messo in  agitazione capetti e peones dem. Ci si domanda (si domandano) se è opportuno o meno mantenere il giovin Matteo alla segreteria e se conviene o meno indicare il candidato premier (che altrimenti dovrebbe essere sempre lui, il Matteo toscano). Quando il giovin signore sembrava essere un vincente, tutti sul carro. Già, perché essere vincente non significa avere, finalmente, la possibilità di portare avanti una politica, la politica, progressista, solidaristica, diciamo pure di sinistra. No, questo interessa poco. Essere vincenti significa ottenere un elevato numero di seggioline, sedie, seggioloni, strapuntini nelle stanze istituzionali per garantirsi una più che decorosa esistenza. Che diamine, tengono tutti famiglia!

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Sinistra, dove sei? Se ci sei batti un colpo!

I risultati delle ultime competizioni elettorali svoltesi in vari paesi europei sono drammatici: quasi ovunque abbiamo visto la forte crescita dei movimenti di estrema destra (eccezione la Francia), un aumento dell’assenteismo e, per noi ancora più grave, il tracollo delle sinistre “di governo” e non (ancora con l’eccezione della Francia, dove il tracollo dei socialisti al 6% è stato almeno parzialmente compensato dal non scontato piazzamento della sinistra di Mélenchon quasi al 20%). Di ieri l’affermazione del “Trump” ceko. Di parziale consolazione, con la speranza che ciò insegni qualcosa ai nostri, l’ottimo inatteso quasi 40% dei laburisti britannici guidati da un Corbyn di rottura, a stretto ridosso dei conservatori. Continua a leggere

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Dal Convegno “Condannati all’impunità”

cscimpunita

Il 23 gennaio si è svolto presso la Corte Suprema di Cassazione un convegno dal titolo “Condannati all’impunità”. Rimando al seguente indirizzo per avere notizie di dettaglio sul programma della riunione:

http://www.antimafiaduemila.com/home/ci-vediamo-a/242-dibattiti/63817-condannati-all-impunita-roma-23-gennaio.html;

La registrazione dell’intero convegno la si può vedere nella pagina del sito di Radio Radicale (2h e 57 min):

https://www.radioradicale.it/scheda/497916/condannati-allimpunita.

Dirompente l’intervento di Elio Lannutti che vi invito a vedere e ascoltare:

Per ora smentite e querele non ci sono state.

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Come siamo finiti in questo casino?

Lo scrittore inglese George Monbiot ha recentemente pubblicato un saggio (v. figura) il cui titolo in italiano sarebbe “Come siamo finiti in questo casino?” (si potrebbe tradurre anche in modo più colorito). Cliccando sulla figura si arriva all’estratto (monbiotpurtroppo sempre in lingua inglese – ancora non è disponibile una traduzione).

Il Guardian chiarisce di cosa si tratta con l’articolo illustrativo dello stesso autore, dal titolo “Neoliberalism – the ideology at the root of all our problems“, di per sé già intrigante, e da un sottotitolo che in italiano suona così: “Catastrofe finanziaria, disastroneolib ambientale e persino l’ascesa di Donald Trump – il neoliberalismo ha giocato in tutti questi il suo ruolo. Perché la sinistra non è riuscita a costruire un’alternativa?”.
Già. Perché?

 

 

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Il riformismo è ormai insufficiente?

Il recente battibecco giornalistico tra Tomaso Montanari e Michele Serra, a seguito dell’iniziativa di Pisapia a favore di un compattamento delle varie sinistre in appoggio al PD renziano, ha messo in luce la vera linea di demarcazione tra un ex centrosinistra che ama ancora definirsi riformista, ma che ha ormai perso il contatto con gli esclusi e naviga velocemente verso lidi neoliberisti, e una sinistra che ormai polverizzata non mostra alcuna capacità di aggregarsi attorno alla definizione di una società alternativa. Questa sinistra, se vuole sopravvivere e riprendere quota deve radicalmente cambiare paradigma. Per la sinistra italiana aggregarsi al convoglio renziano equivarrebbe a una definitiva scomparsa.

Riporto qui di seguito il post di Tomaso Molinari comparso su vari blog, tra cui quelli di Sinistra Europea e di Rifondazione (anche se al momento nulla mi lega a queste due formazioni – il ragionamento di Montanari mi sembra colpire bene nel segno). Continua a leggere

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SI, SI, SI – NO, NO, NO

Su La Repubblica del 9 dicembre, Michele Serra, ribaltato, per riflesso, dalla sua comoda amaca dal sonoro ceffone referendario preso da Renzi, è capitato in prima pagina e si lancia in una accusa di settarismo della sinistra che dice sempre no, non solo ai referendum, ma anche alle invitanti proposte di Pisapia. Come rifiutare, a priori, una simile proposta? Continua a leggere

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Uno sguardo oltre

Il referendum è andato come tutti sappiamo e possiamo tirare un sospiro di sollievo. Sapendo però che la battaglia non è finita (e mai finirà). Alla faccia di tutti quelli che dicono che destra e sinistra non esistono più, intendendo per destra e sinistra non necessariamente le categorie che ci portiamo dietro dal ‘900, ma quei due insiemi che raggruppano da un lato i privilegiati e dall’altro (la quasi totalità dell’umanità) che privilegi non hanno (o che si illudono di averne una piccola parte, briciole precarie), E questi due insiemi esistono, eccome!. Indipendentemente da come li vogliamo chiamare. Il rapporto 40/60 non è e non può rappresentare il rapporto tra questi due insiemi. La confusione è grande e molti si stanno esercitando nello studio dei flussi del voto. Però è un preoccupante segnale. Ai contrari e ai favorevoli nel merito del referendum si sommano, da entrambi i lati eserciti di frastornati e insicuri, di privilegiati che temono di perdere i loro privilegi e di quelli che i privilegi nemmeno se li sognano. Ed è un problema globale. Le sinistre storiche, intendendo partiti e intellettuali, hanno perso il contatto con le masse e vengono ormai percepite (e nei fatti sempre più spesso autorizzano questa percezione) come parte dell’establishment. Ossia sono parte del problema. Non è un caso che il SI abbia prevalso solo nelle zone più agiate e sia stato votato per paura dell’alta marea della contestazione al sistema, anche da elettori storicamente “di sinistra”.

Segnalo l’articolo scritto da un famoso e ben noto scienziato, Stephen Hawking, dal titolo “This is the most dangerous time for our planet” pubblicato sul sito https://www.unlimited.world/.

L’articolo è stato riportato sulla sezione Economia&Finanza del sito di La Repubblica di oggi, con il titolo

Le élite imparino l’umiltà o il populismo sarà trionfante

Oggi la diseguaglianza economica rischia di sgretolare la società “

L’anno prossimo, oltre alle questioni di casa nostra, occuperanno la scena elezioni in Francia e in Germania.  Le sinistre italiana ed europee dove sono? Si stanno attrezzando per affrontare la sfida? Hanno capito come gira il mondo nel terzo millennio? Ci sono le menti?

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I NO di Travaglio

Collegarsi a questo video:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/12/02/promemoria-referendum-marco-travaglio-e-le-dieci-pillole-per-non-sbagliare-prima-parte/3231344/

E … buon NO!

 

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Apprendista stregone o grande seduttore?

(*)

(*) ogni riferimento a persona esistente è assolutamente voluto.

Apprendista stregone, come in Goethe (e Walt Disney), oppure grande seduttore, come nel seguente brano (profetico) di una lettera di Dossetti (mia la grassettatura)? Continua a leggere

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